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Dolce sottomissione - Messo in ginocchio
di Ermesincuriosito
07.05.2024 |
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"Giulia stava sborrando sul mio viso come a voler marcare il territorio..."
Tornai a casa quella notte ubriaco, confuso, e ancora eccitato. Ma conscio di aver fatto un tremendo errore. Passai forse un ora in bagno a lavarmi e rilavarmi le mani e la bocca come a voler cancellare quello che avevo fatto.Dormì poco e male, fortunatamente l'indomani era il venerdì del mese in cui in azienda chiudiamo alle 14 e la giornata sarebbe passata velocemente.
Reduci del litigio del giorno prima, in status di "guerra fredda" con mia moglie ci salutammo frettolosamente prima di andare a lavoro. In realtà non avevo semplicemente il coraggio di guardarla in faccia.
La mattinata passò tranquilla fino alla fatidica timbrata del cartellino. Uscì dall'ufficio dirigendomi alla macchina quando mi vibró lo smartphone.
'Ti aspetto a casa mia'
Il messaggio di Giulia, come un fulmine, mi riportò bruscamente alla memoria ciò che avevo provato a dimenticare per tutto il giorno: la sottomissione, il desiderio, l'umiliazione della notte precedente.
Mi eccitai e allo stesso tempo mi disprezzai.
Non sapevo cosa fare, pensai e ripensai, finché sbandierando una falsa integrità morale decisi di andare da Giulia, non per lussuria ma per chiarire.
Provai a convincermi.
Citofonai.
Senza risposta sentì lo scatto elettrico e il cancelletto del condominio aprirsi.
Mi feci largo tra quel cortile, quelle scale, quell'ascensore, quel pianerottolo un tempo amici, ma che adesso mi sembravano illuminate in un modo decisamente più tetro.
"Entra entra" mi fece accomodare Giulia, con un'aria così rilassata che quasi mi diede fastidio.
Arrivai al suo divano, ma non mi sedetti, mi girai verso di lei, ancora in piedi, teso ed in imbarazzo.
"Ieri...è stato un errore...non so come sia potuto succedere, ma è sbagliato..eravamo ubriachi e.."
"Si si, infatti! Avevamo bevuto decisamente, spero che tu non abbia pensato male di me" mi interruppe Giulia destabilizzandomi con questa sua frase.
"No..No.." intervenni quasi a volerla e a volerci rassicurare "abbiamo sbagliato entrambi, bere così tanto..bè non porta mai a scelte razionali.."
"Ma no! Che hai capito? Quando bevo così tanto ho problemi a mantenere l'erezione e a godere. Spero tu non abbia pensato ce io sborri così poco! Ne faccio molta di più" mi stroncò Giulia con una tranquillità disarmante.
"Giulia....no....non sono qui per questo. è stato un grosso, enorme errore, e sono venuto qui solo a chiarire per rispetto della nostra amicizia" le risposi con tono grave.
Quel pomeriggio iniziai a conoscere la vera indole di Giulia, un'indole autoritaria e implacabile, di cui solo vagamente mi aveva accennato in una della nostre confidenze.
Si avvicinò totalmente noncurante di quanto avessi appena detto per poi fermarsi a due passi da me solo per sbottonare la zip laterale che teneva su i suoi pantaloni che, senza ostacolo, scivolarono a terra scoprendo il suo maestoso uccello non coperto da intimo alcuno.
Rimasi paralizzato alla vista del suo membro e al contempo intimorito dalla sua strana aggressività.
Il mio sguardo, purtroppo, non poté che indugiare sulla sua nuda figura mascolina: il basso addome così muscoloso e modellato a 'V', la nodosa asta ed il suo virile dedalo di vene, la cappella larga che già faceva capolino vogliosa dalla pelle, la sacca scrotale che vedevo per la prima volta così pesante e grossa.
Quella visione iniziò a riaccendere ciò che era rimasto sopito dalla notte precedente. Tutti quei pensieri, quei desideri di sottomissione, di umiliazione, di perversione che la sera prima in preda di quel raptus di voglie omosessuali, si riaccesero all'unisono in quell'istante.
"Lo sappiamo entrambi che sei venuto per lui." mi pugnalò Giulia e così dicendo impugnò il suo uccellone con la mano destra usandolo come frustino per colpire il palmo della mano sinistra. 'Ciaf! Ciaf!' il suo cazzo emetteva questi suoni sordi e forti scontrandosi col palmo della sua mano, in puro segno di autoritaria sfida. Questi tonfi riecheggiavano nella mia testa come se fossi un reduce di guerra, facendomi perdere lucidità.
"No Giulia...che cazzo dici..copriti.." riuscì appena a dire con davvero molta poca convinzione.
Lei fece gli ultimi passi verso di me con il suo fallo che dondolava pesante e svogliato tra le gambe muscolose, fino a raggiungermi.
Io, ipnotizzato da quel pendolo di pura mascolinità, non ebbi facoltà di reagire in alcun modo.
Con la sua mano sinistra mi prese la testa forzandomi verso il basso, dove caddi in ginocchio, guardando il pavimento.
La sua presa si trasformò in una stretta tra i miei capelli, e mi inclinò la testa verso l'alto, portando il mio viso faccia a faccia con il suo cazzo.
Vido la sua mano destra sollevare il suo uccello verso l'alto, per poi farlo schiantare violentemente sul mio viso.
Chiusi gli occhi per la paura. Poi un tonfo sordo, il lato sinistro del mio viso come in fiamme, la guancia e lo zigomo sentirono la bruciante forza di quell'arnese.
Dopo il dolore iniziale, continuai a sentire una presenza incredibilmente massiccia sul mio viso.
Aprì gli occhi e riconobbi a mala pena la figura della sua nodosa asta sulla mia faccia.
Il suo uccello era ancora lì, sul mio viso, mentre ero in ginocchio, sottomesso a lui.
Il mio cervello si paralizzò, il mio corpo non riuscì più a muoversi. Il battito aumentò ed il respiro si fece affannoso.
Giulia iniziò a dare sfogo alla sua indole da padrona facendo oscillare orizzontalmente il suo uccellone da destra a sinistra sul mio volto.
Sentivo la sua pesantezza ed il suo calore mentre passava da una guancia all'altra, mentre mi accarezzava gli zigomi, mentre mi passava sugli occhi.
Poi lo impugnò puntandolo contro il mio viso come un pennello. Appoggiata la cappella sulla mia guancia sinistra la usò per accarezzarmi la faccia: dalla guancia salì sullo zigomo poi verso l'occhio dove spinse un po', come a voler entrare. Poi passò sulla fronte, poi lungo il naso, poi l'altra guancia, poi sotto il mento poi di nuovo sulla guancia.
Io stavo perdendo la testa. La sua aggressività, la sua virilità mi stavano possedendo mentalmente, di nuovo.
Aprì la bocca per respirare meglio, ma i miei respiri si trasformarono subito in gemiti.
Gemevo già di piacere e voglia sotto il suo grosso uccello.
"..ah...ah....ah...mmm.." mugolavo mentre Giulia appoggiava il suo uccello ormai abbastanza duro sulla mia faccia finché non mi afferrò la testa con entrambe le mani.
Tirò indietro il bacino, la sua cappella scivolò giù proprio davanti alle mie narici, dove prese a spingere leggermente in avanti il bacino come a provare a scoparmele.
Sentivo la sua asta scivolarmi avanti e indietro sulle mie labbra, aperte e vogliose mentre i battiti erano sempre più forti ed i gemiti sempre più acuti.
Dopo questa prova di forza, tirò nuovamente indietro il bacino, posizionando la cappella davanti al mio viso, puntando contro di me.
Il suo mostruoso uccello era in erezione davanti alla mia faccia, davanti ai miei occhi.
Guardai la sua cappella ancora per metà coperta dal suo prepuzio così oscenamente venoso. la sua asta così ostentatamente virile.
La mia psiche si spezzò.
Afferrai con entrambe le mani quell'asta, quasi ad aggrapparmi, e la tirai indietro scappellandolo, offrendo alla vista il glande nel pieno della sua magnificenza.
Mi piegai in avanti, vinto dal piacere della perversione e della sottomissione che solo quel rapporto omosessuale avrebbe potuto offrirmi, ed accolsi Giulia per la seconda volta tra le mie labbra.
Iniziai il secondo pompino della mia vita, questa volta senza gli influssi dell'alcool, ma spronato solo dalla voglia di sentirmi sottomesso e umiliato.
Desideravo il suo piacere, portarlo di nuovo all'orgasmo, ma questa volta dimostrando che mi sarei potuto spingere oltre, molto più in là di quanto avevo fatto la sera prima, solo per il suo godimento.
Incominciai ciucciando la sua larga cappella mentre le mie mani segavano la sua dura asta. Alternavo baci, leccate e risucchi. Mi schiaffeggiavo sulle labbra da solo con la sua asta. La segavo mentre con la testa scivolavo giù fino a leccare e baciare il suo rugoso scroto, in pura dimostrazione di umiliante sottomissione.
Giulia soddisfatta portò le mani ai fianchi in segno di supremazia, lasciandomi piena libertà nel darle piacere.
A questo punto iniziai a venerare per davvero quel suo maestoso cazzo.
Mentre la mia mano destra lo segava, mi avvicinai con le labbra al suo addome, dandogli un bacio. Giulia orgogliosa indurì i muscoli mettendo in risalto le scanalature, che con la lingua sensualmente leccai.
Mentre scendevo verso la base dell'asta con la lingua, afferrai tra mignolo e pollice destri il suo cazzo alla base del glande, portandola un po' verso il basso. Con la testa appoggiata sul suo inguine, e la mano sinistra aggrappata al suo quadricipite iniziai a leccare languidamente le vene sulla sua asta, mentre il pollice ed il mignolo facendo piccole escursioni su e giù stimolavano il suo glande.
Era eccitante e appagante potermi prodigare per il piacere di un cazzo così grosso. Poterlo stringere tra le mani, poterlo prendere in bocca, poterlo sentire sulla mia pelle, sul mio viso mi faceva sentire..pieno.
Venerai la sua mascolinità per diversi minuti, finché la voglia di sentirmi riempito non prese il sopravvento e scivolai con le labbra fino alla cappella, riprendendola in bocca.
Più succhiavo il suo membro, più la mia mente viaggiava lontano, pensando a mille modi per sentirmi più sottomesso e appagato. E in quel momento mi resi che l'unica conclusione possibile era la sua eiaculazione.
Iniziai a spompinare quell'enorme uccello con foga e aumentai il ritmo dei movimenti di mano e bocca. Lentamente, ma a fatica, stavo riuscendo ad avanzare con la bocca lungo l'asta, arrivando a qualche centimetro oltre la cappella senza avere conati di vomito, esibendomi in un profondo pompino.
"Ti piace il cazzo, vero?" infierì Giulia ridacchiando.
Io ormai ero completamente assuefatto alla sua enorme dote.
"Ah...si..si..è stupendo.." riuscì a dire a malapena staccandomi dal suo cazzo riprendendo fiato con la bocca, per poi ributtarmi su di lui.
Questa volta presi tutta la cappella nella mia bocca e non mi mossi più di lì. La mano segava velocemente la sua asta nodosa mentre la mia lingua solleticava il suo glande chiuso tra le mie labbra. La mia lingua roteava velocemente su quella grossa cappella, soffermandosi a volte sull'orifizio, a volte sul frenulo, mentre la mano andava sempre più veloce, come a pregarlo di darmi il suo seme.
"Ah..brava.." mi incoraggiava Giulia "Continua così...si..."
La mia mano continuava a segarla mentre la mia lingua impazziva per portare la sua cappella all'orgasmo.
"Se ora mi fai sborrare..mhh.." si interruppe Giulia colta da un gemito di piacere "..non tornerai più indietro..lo sai?"
"Se ti prendi la mia sborra adesso...diventerai per sempre la sua troia..." mi avvertì Giulia.
Io diedi poca importanza alle sue parole, tanto più che avevo da tempo valicato il confine.
Ormai ero irrecuperabile
Staccai la bocca dalla sua cappella continuando però il veloce movimento di mano, e per la prima volta dalla notte precedente la guardai negli occhi.
"Dammela..." ansimai "Dammela...la voglio..."
Giulia riconobbe nel mio lo sguardo di chi ormai aveva perso la ragione per il cazzo, di chi aveva conosciuto la vera forza della lussuria e non sarebbe più potuto tornare indietro.
Impugnò il suo meraviglioso uccello e me lo infilò in bocca, scopandomela un paio di volte per poi iniziare a masturbarsi con la cappella che puntava il mio viso, aumentando i suoi gemiti che divennero quasi grugniti.
Vidi Giulia contrarre tutti i muscoli e la sua cappella gonfiarsi di più diventando quasi rossa nella stretta forte della sua mano.
Un gemito di piacere
Una smorfia quasi di dolore.
Un sibilo.
Il primo getto di sborra mi colpí pesante sulla fronte.
Sussultai di sorpresa quando ne fui colpito e involontariamente chiusi gli occhi.
Iniziai a sentire l'odore del suo sperma, che mi ricordava quello di una cantina umida, penetrarmi nelle narici. Il suo nettare, caldo e denso, iniziò a colarmi sul naso, dalla cui punta colava in un grosso filo appena sopra il mio labbro inferiore.
Giulia stava sborrando sul mio viso come a voler marcare il territorio.
Questo mi eccitò da matti, così tanto che il respirò divenne così affannoso che involontariamente andai in appena mentre lei si liberava su di me.
Un secondo fiotto sibilò fuori dall'uretra e mi colpì forte lo zigomo sinistro schizzando e creando una pozzanghera sulla mia palpebra, incollando le ciglia alla pelle. Da quello scontro goccioline di sperma schizzarono un po' ovunque sul mio viso. Ne sentì alcune ricadere sul sopracciglio, altre colpirmi la guancia e l'angolo inferiore delle labbra. Il terzo fiotto, ricadde sibilando come un unico cordone bianco sul mio lato destro, un'unica striscia di seme virile che partiva dalla fronte e passando sulla palpebra e la guancia destre, raggiungeva il mento.
Non riuscì più a trattenere il fiato e aprì la bocca riempiendo finalmente i polmoni. Provai anche ad aprire gli occhi, solo per vedere il seme raccolto sulla mia palpebra sinistra colare nel mio occhio riempendolo con le sue striature perlacee.
"Si....ahh..." gemetti di piacere aprendo la bocca, permettendo alla prima grossa gocciolona di sborra di raggiungere finalmente la mia lingua.
La sua cappella continuava a zampillare il suo nettare, con meno spinta dei primi getti, ma non meno carico di liquido e perversione, che raggiunse le mie labbra. La lingua curiosa uscì a raccogliere quell'inebriante brodo di pura mascolinità, per venirne investita a sua volta da un successivo spruzzo.
Altri schizzi raggiunsero il naso, il mento, di nuovo le labbra. La mia lingua entrava e usciva dalla mia bocca per assaporare il suo liquido seminale, creando in quel movimento una schiumetta di saliva e spermatozoi.
Deglutì quell'aspra sborrata, eccitato all'inverosimile e appagato come mai prima d'ora.
La sua cappella venne a bussare alle mie labbra e la accolsi di nuovo dentro di me, dove rilasciò l'ultimo spruzzo di sperma.
Uscita dalla mia bocca, si posò con la sua punta sul mio occhio sinistro e da lì, con una carezza, raccolse il frutto della sua eiaculazione e me lo portò di nuovo tra le labbra.
Non pensavo più a nulla: lavoro, casa, famiglia, il bruciore dell'occhio, le macchie di sborra sui miei vestiti, la mia eterosessualità. Tutto aveva perso importanza. L'unico pensiero era quello di ripulire quella grossa cappella della sborra e ingoiare tutto, saziando la mia sete di perversione.
Con il volto completamente imbiancato del suo piacere, come l'attrice di una scena bukkake, e la mia bocca che non riusciva a staccarsi dalla cappella, firmai l'inizio di una nuova vita.
"Vieni, andiamo a farci la doccia" mi invitò Giulia dopo aver tolto il suo glande dalla mia bocca.
Ancora non ne avevo idea, ma quel pomeriggio sarebbe stato molto lungo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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